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Interviste

Lo Yeti aeronautico

di Beppe Bergamini

Abbiamo incontrato Eligio Lonardi, un “ragazzo volante“ con ottantotto primavere sulle spalle che neppure si è accorto di avere ma con sacco di avventure da raccontare e altrettanto entusiasmo aeronautico da offrire. E proprio per questo una storia in particolare ce la siamo fatta raccontare..

Ma partiamo dall’inizio.

Eligio AA 8 di 8Eligio nasce il 13 settembre del 1936 a Bussolengo, in provincia di Verona, e dopo una prima infanzia al confine tra Italia e Svizzera torna a casa e si trasferisce a Palazzolo.  Arrivano la guerra e i bombardieri che anche su Verona non si risparmiano. Il piccolo Eligio si sveglia di notte per guardare da  lontano i bagliori delle esplosioni sulla città mentre di giorno rimane comunque ammaliato dalle scie bianche lasciate nel cielo dagli aerei militari. 

Si appassiona fin da subito al volo, coadiuvato dalla vena artistica per la costruzione di aeromodelli di ogni tipo, dei quali diventerà anche rappresentante per la vendita di prodotti di modellismo presso vari negozi nelle tre venezie, in Austria e Svizzera, passando poi alla presidenza del gruppo di aeromodellisti di Mantova. 

Poco dopo i vent’anni consegue il brevetto di primo grado presso l’Aeroclub di Mantova, mentre il secondo grado lo conseguirà presso l’aeroporto di Boscomantico a Verona. Da li a poco acquista il primo velivolo: un Beechcraft Bonanza anche se, successivamente,  si innamorerà di un altro aereo, il Piper PA 18 con ruote e pattini da neve per atterraggi in montagna, visto durante uno stazionamento sempre a Boscomantico.

Il destino aeronautico di Eligio sarà segnato per sempre. Vuole volare in montagna.

Eligio AA 5 di 8Presso l'aeroporto Caproni di Trento prende l’abilitazione al volo in montagna, decidendo poi di cambiare velivolo. Acquisterà un PA 18, ovviamente.

Da quel momento Eligio elabora un suo progetto per il raggiungimento e l'atterraggio sulla montagna regina di tutto l’arco alpino: il Monte Bianco. 

Le difficoltà non sono poche. Bisogna contare su una finestra di bel tempo assoluto con pochissimi venti in quota, una nuvolosità pari a zero e una visibilità perfetta. Non solo. A bordo dovrà esserci solo il pilota senza pesi superflui e di certo senza il pieno di benzina. A questo si aggiunge il problema dell’altezza con un minore apporto d’ossigeno che, come è noto, potrebbe provocare un alterata valutazione della situazione reale ed i relativi parametri di volo. 

L’ipotesi di un atterraggio sul Monte Bianco deve anche tenere conto della quota di tangenza del PA 18 non particolarmente elevata. Parliamo di 18.000 piedi con un solo pilota.

Eligio tenta svariate volte la conquista del Bianco ma gli elementi meteorologici spesso glielo negano.85 piper pa18 Super Cub 3v

La mattina del 25 Maggio 1980 una comitiva di Piper PA 18 riparte per questa nuova avventura. La  destinazione sarà un’ aviosuperficie francese, probabilmente Meribel o Courchevel nella bassa Savoia, ma questo verrà deciso una volta in zona.

I Piper, in volo già da un po', sono oramai prossimi alla corona delle Alpi Occidentali con la visione spettacolare del Gran Paradiso. Si decide di proseguire. 

La giornata si conferma perfetta sotto ogni profilo, talmente perfetta da sembrare una cartolina. 

Il Bianco è in vista davanti a loro e confrontandosi con le radio di bordo decidono di avvicinarsi per andarlo a vedere da vicino con un meteo da non credere, ottimo sotto tutti i profili. 

Dome d.gUna breve ricognizione attorno al massiccio conferma che questa è la giornata buona e il desiderio di un atterraggio sul Bianco è sempre più forte. 

Eligio, questa volta, dovrà tornare con una nuova storia da raccontare: la conquista del Monte Bianco.

La cima non è atterrabile per conformazione, ma poco più sotto c’è il luogo perfetto per un atterraggio: il Dôme du Goûter. 

Si tratta di una massiccia spalla coperta di neve, a nord-ovest della cima del Monte Bianco, in territorio francese, praticamente la parte sommitale di un immenso panettone immacolato.

Il volo doveva essere di trasferimento presso una aviosuperficie d’oltralpe con passeggero, valigie e pieno di benzina, condizioni assolutamente inadatte per un’atterraggio a più di 14.500 piedi ed una ridotta manovrabilità.

Eligio 02Eligio è consapevole che condizioni così perfette non le ritroverà in futuro e si sente sicuro. Condivide l’idea con l’amico e compagno di cabina Pietro Bassi e decide di atterrare.

Detto, fatto. 

Sbalorditi ed increduli anche i compagni di avventura Berto Venturini e Remo Marsili, incalzati da Eligio, decidono di atterrare.

Foto ricordo, accanto ai velivoli, a testimonianza dell’impresa e subito i preparativi per la ripartenza. Il tempo potrebbe cambiare in fretta ed i francesi potrebbero anche venire a mettere il naso in un atterraggio effettuato senza nessun permesso ufficiale.

Si riparte.

Il sogno di Eligio si è avverato con l’unico mezzo possibile, nonostante un carico a bordo non ottimale con passeggero e valigie: il PA18 appunto che con i suoi 150 cavalli ha permesso la conquista del Monte Bianco.

Eligio AA 3 di 8Per dovere di cronaca vogliamo citare il fatto che Eligio, molto probabilmente, ha battuto un vero primato. Quello di riuscire ad atterrare nei punti estremi del pianeta per quota: è riuscito ad atterrare sul Monte Bianco prima e sulle rive del Mar Morto poi, sulla pista di Masada in Israele, ( dove per ragioni di sicurezza ha dovuto accettare di far salire a bordo un colonnello del Mossad ), nei punti orografici, rispettivamente, più alto e più basso possibili con un velivolo civile privato.

Grazie a Eligio per averci raccontato una bellissima avventura, ricca di passione e tenacia, che ancora oggi riesce a trasmettere a chi ascolta le sue imprese compiute sul suo amato PA 18.

Per saperne di più su questo velivolo vi rimandiamo ai seguenti link:

 

Eligio AA 1 di 8